EREMO DI SAN CASSIANO

EREMO DI SAN CASSIANO: AVVISO AI VISITATORI 


Il sentiero n°. 3 che conduce all'Eremo di San Cassiano dalla piazza di Lumignano, a causa degli smottamenti causati dalle ultime abbondanti precipitazioni, è interdetto per ordinanza comunale fino a nuova comunicazione. Per arrivare all'Eremo è necessario imboccare il sentiero 3-4 che parte da Via Brojo.

MODALITÁ DI APERTURA AL PUBBLICO

L'Eremo di San Cassiano é aperto tutte le prime domeniche del mese dalle 9:30 alle 17:00. L'ingresso é gratuito.

Si organizzano aperture per comitive e scolaresche fuori dall'orario di apertura convenzionale.

Per maggiori informazioni: csproteo@gmail.com 




È disponibile il libro "STORIA E LEGGENDA DELL' EREMO DI SAN CASSIANO". Per info su disponibilità e prezzo: csproteo@gmail.com


                            L'Eremo di San Cassiano


Studi archeologici

Nel 1994 l'Eremo di S. Cassiano è stato inserito nel progetto di studi "Insediamenti rupestri dei Berici" (coordinato dal Prof. Broggiolo, Università di Padova). Sono state eseguite ricerche di tipo storico, archeologico (campagne di scavo di maggio e settembre '94) e paleografico. Nella zona oggetto di studio, compresa fra il cancello d'ingresso e l'Eremo stesso, si e' evidenziata l'esistenza di almeno 3 edifici: uno molto grande in corrispondenza dell'attuale muro d'ingresso, un altro in corrispondenza del Covolo dipinto e il terzo situato tra il Covolo dipinto e l'Eremo. Lungo le pareti rocciose si osservano fori per lo piu' quadrati, sedi delle travature per gli impalcati di calpestio o di copertura.  In base all'inclinazione dei fori si e' potuto stabilire che uno dei tetti aveva una struttura a capriate; gli altri due erano invece tetti spioventi.  Fra l'interno e l'esterno dell'Eremo sono state individuate 13 tombe scavate nella roccia risalenti al periodo alto-medioevale. Alcune, risalenti al VI-VII secolo, sono di forma rettangolare o trapezoidale; altre, risalenti all'VIII-IX secolo, sono modellate a livello del capo: risalta il cuscino di roccia per appoggiare la testa. Nessuna tomba è stata trovata integra; non si hanno elementi per stabilire se in queste sepolture venivano posti dei corredi o se venissero riutilizzate. Le tombe presenti all'interno dell'Eremo, lungo il corridoio e nel salone, sono state tagliate a seguito delle modifiche subite dall'edificio nei secoli. Sotto la pavimentazione dell'attuale salone sono stati ritrovati i resti della prima muratura della primitiva "ECCLESIA SANTI CASSIANI", formata da pietre irregolari legate assieme da una malta terrosa ed i resti di una muratura adiacente, costituita da pietre di piccola e media grandezza, legate assieme tramite malta impastata a terra, rivestita nella parte esterna di intonaco tirato a cazzuola. 

Studi paleografici

Il primo documento trovato riguardante la presenza dell' Eremo risale al 1164. In questo scritto si ha notizia che il Vescovo di Padova concede come feudo il "Saxo Santi Caxiani" a Uguccione Conte dei Maltraversi (famiglia vicentina con simpatie padovane) con l'obbligo di porre sopra l'altare ogni anno, 12 denari nel giorno della sua festa e di far ufficiare messa da un prete. Il Vescovo comunque, riserva per sé e per il Capitolo del Duomo di Padova i diritti sulla Chiesa e sulle terre circostanti. Questo assetto si protrae fino al XIV secolo. Successivamente San Cassiano costituisce una rendita da cui traggono beneficio i Canonici di Padova, ma questi lasciano decadere il luogo che presto viene definitivamente abbandonato. Verso la fine del XVI secolo l'Eremo passa sotto la giurisdizione del Vescovo di Vicenza.  Nel 1583 il Vescovo Michele Priuli si reca a San Cassiano per una visita pastorale e, trovando il luogo in completo stato di abbandono, redige un documento nel quale afferma che la Chiesa si presenta senza copertura, sprovvista di altare e con le mura decadenti. In una cappella di fronte alla Chiesa si trova raffigurato "Il Sepolcro di nostro Signore Gesù Cristo"; la cappella ha il solaio crollato e la sacrestia dietro alla chiesa è distrutta. Tra la chiesa e la sacrestia si trovava un piccolo cortile. Intorno alla chiesa il territorio era coltivato. C'erano orti, viti e probabilmente la stessa varietà di piante che ora troviamo allo stato selvatico come fichi, ulivi, prugni, alloro.

                  La cengia di accesso

                                      Covolo dipinto

Parecchie erano le fonti, molte delle quali ancor oggi visibili, ma asciutte. Nonostante lo stato di degrado in cui si trovavano gli edifici, il posto era comunque frequentato da religiosi. Il vescovo alla fine della visita ordina dei lavori di restauro. A testimonianza del miglioramento del luogo c'è il documento datato 11 maggio 1698, redatto dal Vescovo Rubini in visita pastorale nel territorio di Lumignano, che sottolinea il cambiamento della situazione nell'arco di un secolo. Anche in questo documento si parla di due edifici distinti: la Chiesa di San Cassiano, con due altari, uno chiamato del "Santissimo Crocifisso" e l'altro intitolato a San Cassiano. L'altro edificio era l'antistante Cappella del "Santo Sepolcro". Essa corrisponde all'attuale chiesetta al pian terreno ancora oggi consacrata. L'unico altare ivi presente era probabilmente lo stesso che vediamo ora. Nel frattempo la chiesa di San Cassiano era diventata l'oratorio privato di Geronimo Dottori, un nobile padovano che l'aveva ricevuto dal suo predecessore Alessandro Dottori, che a sua volta lo aveva avuto in dono come regalo di nozze dalla moglie Margherita, ultima discendente della famiglia Maltraversi. Il proprietario aveva il compito di curare l'edificio e di mantenere gli Eremiti che vivevano nel luogo sacro, custodendolo e celebrando ogni tanto la messa. La proprietà della chiesa rimase della famiglia Dottori fino alla fine del XVIII secolo. In seguito fu ceduta a Nicolò del fu Girolamo, nobile padovano della famiglia Leoni. L'11 dicembre 1825, la famiglia Leoni cedette l'Eremo di San Cassiano a Giovanni di Lodovico Conte da Schio, alla cui famiglia appartiene ancora. Quando la proprietà passa a Giovanni da Schio iniziano ricerche approfondite nelle cavità vicine da parte dello stesso Da Schio, del figlio e del nipote. Leonardi, Perin e Trevisiol attestano che durante le ricerche vi furono notevoli ritrovamenti di materiale paleontologico e ritrovamenti archeologici risalenti all'età del ferro. 

Aspetti naturalistici 

L'Eremo di San Cassiano è uno dei siti più affascinanti del territorio vicentino. La sua lunga storia e la peculiarità dell'ambiente che lo circonda, creano un contesto unico. Il colpo d'occhio è suggestivo: abbarbicato a metà della collina troviamo l'Eremo incastonato in una cornice di pietra bianca calcarea lavorata dall'erosione del mare tropicale che verso la fine dell'epoca Oligocenica (37.5-23 m.a.) cominciò a modellare la roccia. Oltre all'edificio e ai covoli, la flora e la fauna presenti sono particolari, se non in alcuni casi, uniche. Nel 1602 Filippo Pigafetta menziona questo posto nella descrizione del territorio scrivendo: "Seguono poi lungo le pendici, le ruppi di San Cassiano d'augelli griffoni nido et producenti herbe esquisite da medicina". Lungo il sentiero si osserva un ambiente boscoso e rupestre con un microclima di tipo mediterraneo. E' facile notare la presenza di carpini neri (Ostrya Carpinifolia), di castagni (Castanea sativa),di noccioli (Corylus avellana), di querce (Quercus petrea) e di robinie (Robinia pseudoacacia). Come arbusti predominano la rovella, il terebinto (Pistacia terebinthus), il corniolo (Cornus mas), il prugno spinoso e la rosa canina. Per quanto riguarda l'ambiente rupestre è possibile notare la presenza dell'evonino, del paliuro (Paliurus spinachristi), dell'albero di Giuda ( Cercis siliquastrum), vegetazione che nel tempo ha dovuto adattarsi alle asperità della roccia. Si trova inoltre, vegetazione non autoctona come l'ulivo (Olea europea), il cipresso nero (Cupressus sempervirens), il fico, il bosso, l'oleandro (Nerium oleander). Queste specie importate si sono perfettamente ambientate. Si osservano  alcuni esemplari di circa trecento anni perfettamente sani. Prezioso è anche il patrimonio floristico. Si annovera la presenza di specie endemiche come Saxifraga Berica oppure Guaphalim luteoalbum, Blackstonia perfogliata, Centaurium reythraea. E' possibile trovare anche la Peonia selvatica (Peonia Officinalis L.), Asplenium lepidum, le felci Capelvenere e Athamanta turbith. Un altro aspetto interessante è dato dalla presenza di alcuni rapaci diurni che sono riusciti a nidificare fra le rocce dell'Eremo come il gheppio e il corvo imperiale. E' stato avvistato anche il falco pellegrino. 

             Vaschetta per la raccolta                                         dell'acqua

L'Eremo oggi

Tratto da "Natura alpina - anno XXXVI 1985 n° 4" di Enrico Gleria.

[....Una prima ampia scalinata si presenta al visitatore; essa conduce alla porta della cappella situata al piano inferiore, mentre una seconda rampa di scale porta all'ingresso principale dell'edificio..... 

La facciata orientale dell'Eremo, lunga circa venti metri, e' chiusa da un muro in parte diroccato, che si varca sotto un ampio portale sommerso dalle fronde di rigogliosi oleandri. Anche da questo lato si accede alla cappella del piano inferiore attraverso una piccola porta sopra la quale, a circa tre metri d'altezza, e' incisa una epigrafe.... Sul lato meridionale una scala costruita a ridosso della parete rocciosa conduce all'ingresso posteriore dell'eremo.

Al piano terra una seconda porta, sopra la quale in una nicchia e' collocato il busto marmoreo di un abate, immette in un piccolo locale chiuso. All' interno il piano terra è suddiviso in quattro vani; salendo la breve rampa di scale, sul primo lato dell'Eremo, si entra nella cappella con un solo altare. Quest'ultimo staccato dalla parete di fondo, delimita uno stretto corridoio. Una porta, a sinistra dell'altare, conduce all'esterno mentre una seconda, ad un piccolo vano con ampia finestra e la volta "a botte". Una seconda finestra si trova, in corrispondenza dell'altare, sulla parete che divide questi primi vani.

In una nicchia del muro, sopra l'inferriata, era collocata una statua lignea della Madonna, forse del primo '700..... La statua è stata trafugata da ignoti tra il '60 e il '70 quando l'Eremo è rimasto per qualche anno incustodito; ora al suo posto si trova una pala lignea riproducente la Madonna Nera di Czestochowa dei primi eremiti che occuparono San Cassiano.

Anche il vano seguente comunica attraverso una stretta porta con un terzo ambiente, ora buio e privo di finestre. Una piccola vasca si trova a livello del suolo in corrispondenza di quest'ultimo passaggio; essa raccoglie le infiltrazioni d'acqua provenienti dal fianco del monte. Salendo alla sommità dell'ampio scalone, sul primo lato dell'Eremo, si entra nella sala principale dell'edificio. I muri chiudono su tre lati il covolo delimitando un vasto ambiente di metri 7x10, con pavimento in parte costituito da tavelle in cotto e in parte dalla viva roccia appianata. Entrando, sulla destra, si trova un nuovo sepolcro a pianta rettangolare. Originariamente era coperto da alcune lastre di pietra postevi nel secolo scorso da Giovanni da Schio.... Sulla parete di roccia, ci sono ancora resti di affreschi, una croce e due piccole nicchie scavate, forse, per porvi delle urne o altri oggetti di devozione. Si trovano pure due vasche per la raccolta dell'acqua e, accanto, tracce di altri due o tre sepolcri sventrati per abbassare e livellare il fondo della sala. In origine questa doveva essere la Chiesa superiore di San Cassiano "presentemente sospesa" visitata dal Maccà..... Il salone è illuminato su due lati da tre finestre e da una balconata che da' sulla facciata orientale dell'Eremo. La parete di fronte all'ingresso principale presenta tre porte: la prima comunica con una cella illuminata da una piccola finestra; la seconda con un locale, più grande e affrescato, da dove una scala in legno conduce ad un'altra cella situata sopra la prima. Gli affreschi raffigurano un'alta croce sotto i cui bracci compaiono il sole e la luna e motivi floreali; è probabile che altri affreschi siano nascosti sotto gli intonaci del salone. La terza porta, a destra, immette in un corridoio ricavato chiudendo la concavità della parete rocciosa con il corpo dell'edificio. Il corridoio è illuminato dall'alto e nei punti in cui la falda del tetto non e' poggiata sulla roccia la luce penetra con effetti suggestivi. Trasversalmente e longitudinalmente all'asse del corridoio si trovano altri tre sepolcri del tutto simili ai precedenti che sono stati sventrati per rendere più comodo il passaggio tra i vari locali interni.

Sulla sinistra, una scala in legno conduce a due stanze superiori tra loro comunicanti. Una seconda scala, scavata nella roccia sotto la prima, scende al piano terra e alla cappella. Lungo il corridoio che termina sulla porta posteriore dell'Eremo, si trova la cucina cui segue una seconda stanza di pari dimensioni......] 

Testi a cura di Giovanna Scalco, Marta Bau', Enrico Gleria; foto di Paolo Verico.

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